‹‹In luglio, Moduca si arroventò, prese colori violenti. Il suolo bruciava; in alto, pareva che il cielo color neve fresca dovesse sciogliersi, al contatto delle cime. Verso il crepuscolo, le nuvole venivano a fare giuochi di luce, concentrando il folgorare del sole sulla cupola di San Giorgio che, per un momento, esisteva essa sola, nel deserto dell’ombra. Poi la luce si partiva concordemente, dalla chiesa di San Giorgio e dal frontone di un palazzo ancora illuminato, come al segnale di un grido misterioso, che gli uomini avvertivano, pur senza udirlo. Era il grido delle rondini››.
Vitaliano Brancati, L’amico del vincitore, Editrice Meschina, Milano, 1932, p. 114.
