Lug 02

Gesualdo Bufalino, Comiso, ancora

‹‹Il turista che visita la Sicilia raramente si spinge a Sud di Siracusa. Se lo fa è solo per regalarsi in fretta una gita ai lontani templi agrigentini, attento a scegliere la strada più breve, disattento ai luoghi che attraversa. Imperdonabile errore. […] Qui s’incontreranno città civili, di nobile architettura; popolazioni che, per avere patito meno la piaga del latifondo, e per aver serbato meglio l’eredità della luce greca, sono state fino a poco fa pressoché immuni dalla tentazione mafiosa, salvandosene attraverso una temperata saviezza, una gentile misura dell’animo. Dico “saviezza”, dico “misura”, benché, a giudicare dai suoi edifici, questa sia terra di sfoghi barocchi. Solo che anche qui il barocco si bagna in un cielo di tenere fantasie, non si esalta di funebri zolfi ma si placa nel calcare dorato delle nostre cave››.

Gesualdo Bufalino, Comiso, ancora , in La luce e il lutto, in Opere 1981-1988, a cura di M. Corti, Milano, Bompiani 1996, p. 1250.

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