«Pachino, intorno al Novecento, era un grosso paese […] e tuttavia era pieno di fracasso. Il vento, che esce da due mari, e perpetuamente corre le strade e rotea nella vastissima piazza, insegnava a tutti e a tutto a fare il diavolo a quattro […]. Di arte il paese era totalmente privo. Gli edifici erano stati fabbricati da manovali, e in nessuna facciata o muro era avvenuto, sia pure per caso, che gli spazi e i vuoti si fossero disposti in modo d’adombrare un disegno artistico e comunque grazioso. Tracce di quello sforzo umano che si chiama architettura, all’intorno non se ne vedevano. Il paese somigliava alla lavagna di una scuola elementare nei primi giorni dell’anno scolastico, quando i bambini imparano ancora le aste».
Vitaliano Brancati, Singolare avventura di Francesco Maria, in Id., Tutti i racconti (a cura di D. Perrone), Bompiani, Milano 1994.
