Lug 01

Fortunato Pasqualino, Mio padre Adamo

«L’arrivo della mietitura era annunciato nei paesi dalle falci che i fabbri foggiavano sulle incudini, all’aperto, in un inferno di martelli sonanti e di faville; dall’affollarsi dei mietitori nelle piazze, dove essi anche dormivano la notte, con la sacchina, le canne e la falce al capezzale, nell’attesa di essere chiamati. Quindi spuntavano le carovane degli spigolatori, che partivano dai loro paesi dopo che le donne devote, durante la messa, avevano visto nell’Ostia consacrata il pane che si sarebbe raccolto. Poi le lunghe strade per i feudi, e le stoppie; e lo stridere senza fine delle cicale picchianti sulle teste, col sole; e lo zirlio dolce e profondo dei grilli, che cominciava all’imbrunire, quando arrivava l’ora della cena e del riposo; e si ritrovava all’alba, come la stessa musica delle cose. Stoppie, spighe e cavallette saltanti a ogni passo, nelle fette di pane che il sole disseccava e spaccava come le crete; nella minestra scipita; perché il troppo sale fa venire la sete; ristoppie e spighe e cavallette nelle brocche e negli orciuoli dell’acqua, che si bevevo a gran sorsi, e sputando alla fine le reste. E ancora, i fuochi, la sera, vicino ai paracarri della strada, ché questa era di tutti. E il colpo di vento improvviso, che disperdeva le masserizie, ma che sfasciava anche i covoni e spargeva le spighe, fra le imprecazioni dei proprietari, che se la prendevano con gli spigolatori, quasi che avessero chiamato loro la tromba d’aria dal cielo».

Fortunato Pasqualino, Mio padre Adamo, Cappelli editore, Rocca San Casciano 1963, pp. 65-6.

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