«Immagina poi se i nostri occhi avrebbero goduto in maggio, quando tutti i pendii sono rivestiti di sùlla porporina e tra le spighe alte occhieggiano i rosolacci scarlatti, i ciani celestini, le margherite bianche o gialle, le iris violette, le graziose spadacciole pronte sempre a chinare il capino roseo ad ogni minimo alito del vento profumato!.. Tuttavia il latifondo mi affascina sempre, anche nella torrida estate. Io non so dirti ciò che l’anima mia prova davanti a tanta selvaggia poesia di natura. Mi par di ritrovarmi in tempi remotissimi, e che l’uomo non esista più o, meglio, che non sia mai esistito. Il cuore allora mi si riempie di non so quale ansia occulta, accanto alle tenute vaste e solitarie, […] alle masserie disperse qua e là a grandi distanze, agli orizzonti infiniti, alle albe, ai meriggi e ai tramonti mestissimi e solenni…».
Vincenzo Consolo, Nel cuore della Sicilia (Alessio Di Giovanni), in Id., Le pietre di Pantalica, Mondadori, Milano 1988, pp. 56-7.
