Giu 18

Vitaliano Brancati, Sogno di un valzer

In quelle notti di febbraio, c’era la luna. Nissa, deposta irregolarmente su un gruppo di colli, riceveva e rimandava la luce in un modo tutto suo. Ecco il grande quadrato bianco della piazza deserta, con le due chiese dirimpetto, l’una bianca, l’altra scura; e via via […] verso nord-est, ove le case erano sempre più rade, e la strada correva da una parte sotto un monte ripido e a ridosso, dall’altra lungo una balaustra da cui si dominava un vasto spazio di monti e vallate, ecco i quartieri sghembi di Nissa, ecco le scalinate mezze bianche e mezze nere, e le case ammassate come i fiocchi di spuma sulla cresta di un’onda, presentando chi uno spigolo, chi la facciata posteriore con un balcone trasformato in gabbia per le galline, chi la facciata principale con due soli balconi, lontani l’uno dall’altro, chi un fanale spento, chi una parata di camicie e mutande d’argento; ecco, fra scala e scala, un ripiano aperto alla luna con un cane fermo nel mezzo, e un altro, più su, anch’esso bianco di luna, attraversato lentamente dalla figura nera di un passante.
Vitaliano Brancati, Sogno di un valzer, in Id., Romanzi e saggi, “I Meridiani Mondadori”, Milano 2003, pp. 126-7.

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