Mag 14

Sandra Petrigniani – Care presenze

Care Presenze, ultimo lavoro di Sandra Petrignani, è un romanzo dalla struttura molto articolata. Il racconto, a focalizzazione interna, è intessuto dai ricordi di Olga, voce narrante nonché alter-ego dell’autrice: la protagonista ripercorre con la memoria un momento ben preciso della sua esistenza, caricandolo di significati e valori. L’intera narrazione, dunque, si basa su un’abile variazione dei tempi: al tempo della scrittura si alterna il tempo della storia narrata, cioè a quello che Thomas Mann definisce “tempo musico-reale” e che “condiziona lo svolgimento” della narrazione si affianca “il tempo immaginario” del contenuto.

La vicenda, ricordata e narrata, si svolge in una torre sperduta nella campagna e isolata dal resto del mondo. Qui si riuniscono, per trascorrere insieme l’estate, i vari personaggi, appartenenti a mondi ed etnie differenti: Olga e il suo compagno Marin con i rispettivi figli, Cristiano, Caròl e Nathan; i loro amici, il cubano Alejandro e il giapponese Hitoshi, la collaboratrice domestica indiana Padma; il giornalista di guerra, Gregorio, con la sua nuova compagna, la musicologa Gianna. Sarà la stessa Olga a proporre di riunirsi ogni sera e raccontare delle storie con l’intento di trascorrere insieme dei momenti piacevoli, ma soprattutto di vivere “in un tempo sospeso cercando di dimenticare che la terra aveva perso la sua apparente stabilità”. A questo punto, il riferimento al capolavoro boccacciano è palese, anche se la Petrignani opera significative variazioni rispetto al modello trecentesco.

Anzittutto nel Decameron il tema dei racconti è scelto di giornata in giornata, mentre in questo caso si narrano, deliberatamente, soltanto storie di fantasmi (le “care presenze” del titolo). In secondo luogo, scorgendo l’indice del libro, si noterà che l’intero romanzo è costituito dall’alternarsi di capitoli con titolo (le storie raccontate, una ogni sera, dai personaggi) e capitoli senza titolo che costituiscono la ‘cornice’ dei racconti.

Questa cornice, lungi dall’essere un elemento statico e fungere da ‘pretesto’ alla vocazione affabulatoria dei personaggi, rappresenta la vera trama romanzesca che si dipana di pagina in pagina. I due piani narrativi, quello della ‘cornice’ e quello delle novelle raccontate, non sono nettamente divisi, ma spesso s’intersecano, per volontà dell’io narrante che interrompe la trascrizione del racconto dando spazio alle sue riflessioni o descrivendo le emozioni degli altri personaggi. Il valore delle storie raccontate, infatti, risiede soprattutto nella reazione che esse suscitano negli interlocutori, e, in ispecie, in Olga. La protagonista, ascoltando i racconti, infatti inizia a riflettere sulla labilità del reale e di ogni presunta certezza e quindi, partendo da premesse più generali, inizia ad investigare e analizzare la sua anima.

E’ a conferma dell’importanza di tale esperienza conoscitiva che lei decide di scrivere un romanzo su ciò che accadde nell’estate 2002. Ma scrivere significa per Olga, romanziere di professione, anche rivivere l’accaduto e fare suoi sentimenti e racconti di altri. Così, nonostante le storie narrate facciano riferimento a tradizioni letterarie e popolari di diversa origine (le influenze del ciclo bretone, in Il Cavaliere Verde; quelle di Wilde e Poe, in Uno spettro pieno di vento; il retroterra culturale indiano, in Le apparizioni di Sri Sangabo, o cubano, in Fra le onde del Malecòn) e nonostante alcune storie vengano presentate dai novellieri improvvisati come autobiografiche (in La donna dai capelli bagnati e in Maremoto), tuttavia in ogni novella si riconosce la voce della protagonista, che, in una delle frequenti parentesi metaletterarie, aventi il valore di una dichiarazione di poetica, confessa:

Ammetto, talvolta di correggere qui e là le storie secondo il mio gusto, sfrondo o abbellisco, ricreo, a tratti integro di sana pianta. Ma non hanno fatto così tutti gli scrittori di favole? Non hanno piegato in un’antica voce, la loro, la grande messe delle narrazioni popolari che andavano raccogliendo? Eppure si ha l’impressione che le fiabe si siano scritte da sé. Un autore, spesso, ha la sensazione di essere solo uno strumento, come il medium lo è dello spirito che parla attraverso le sue corde vocali.

Dunque, come scrive la protagonista, l’autore dev’essere uno strumento per dare voce alla letteratura. Questa affermazione fa luce sul reale proposito che ha mosso l’autrice piacentina, quello cioè di scrivere un’opera letteraria in cui la vera protagonista fosse la letteratura stessa.

maggio 2005

Sandra Petrignani, Care Presenze,
Neri Pozza editore, 2004

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