Lug 02

Giuseppe Bonaviri, Il sarto della stradalunga

«A Mineo l’estate scoppia improvvisamente, senza che nessuno se lo aspetti. […] Ma nel volgere di una settimana il sole si fa violento e le catapecchie sbilenche, accumulate l’una sull’altra perdono il loro umidore, si fanno aride e scottano come forni. Nelle viuzze nasce la polvere che si leva e offusca i muri ogni volta che passa qualcuno, lo sterco vi ingiallisce cospargendo le porte basse delle case, e le pietre tozze riaffiorano bianche gialle nere. Si liberano con ritmo uguale imperturbabile dal dirupo arido del Castello, dal pendio delle Mura dove l’ortica s’arrossa e muore, fra i fichidindia spinosi che pare si curvino sotto l’arsura, e si trovano anche sui tetti dove luccicano nei mille variati momenti della giornata come simboli intangibili e sacri».

Giuseppe Bonaviri, Il sarto della stradalunga, Sellerio, Palermo 2006, p. 32.

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