‹‹Come in qualunque paese, si può arrivare a Comiso dai quattro punti dell’orizzonte. Ma per noi che qui siamo nati, e qui viviamo, è come se Nord e Sud, Est e Ovest non esistessero: il centro della nostra piazza è il cuore spalancato della rosa dei venti, l’ombelico e il polo solitario dell’universo. […] Poiché Comiso è una città-teatro, un carro di Tespi ambulante, arenatosi, come una paranza di Donnalucata, sul primo dosso asciutto che s’è trovato davanti. Questo spiega l’aria di volubile invenzione e improvvisazione scenica che si sente circolare dovunque. La stessa planimetria urbana, così mossa e pittoresca nel suo intreccio di saliscendi e gradoni, appare come uno scenario già disposto, offerto alle sorprese e alle peripezie dello spettacolo. Strade come quella di San Leonardo, prigioniera fra due siepi di ballatoi giganteschi; viuzze come le tante che riversano i loro ruscelli di scale fin sul Corso della Grazia; slarghi e sagrati dall’avventuroso profilo, come quelli delle due chiese nemiche, del Municipio, del Mercato; vie e piazze tutte sembrano proporsi come fondali e quinte ideali per i quotidiani mimiambi della vita cittadina››.
Gesualdo Bufalino, Comiso città teatro, in La luce e il lutto, in Opere 1981-1988, a cura di M. Corti, Milano, Bompiani 1996, pp. 1246-7.
