Giu 20

Vincenzo Consolo, Lo Spasimo di Palermo

«Oltre il Massimo, i Quattro Canti, s’inoltrò nell’Albergheria di devastazione e fasto, fra resti di palazzi chiese conventi, il gotico catalano, e il barocco ridondante, lordure, catoi fatiscenti. Entrava in quel dedalo per l’Arco di Cutò, andava nel vociare del mercato, sopra le basole bagnate, nella ressa fitta, nei profumi, nei lezzi, il sentore delle carni, i fumi delle fritture, di budella sulle braci, del bollire delle teste, del quarume, tra corridoi di panni, di chincaglie, piramidi di frutta di verdure d’olive di formaggi, santa rosalia e san Giuseppe in festoni di carta, lampadine bianche, urla cantilene dei mercati».
Vincenzo Consolo, Lo Spasimo di Palermo, Mondadori, Milano, 1998, p. 106.

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