Giu 17

Vincenzo Consolo

A Birgi, svelto il carraio ci procurò un paranzo, su cui caricata la statua, lasciato lo Stagnone, il marinaro sperava di giungere in serata nel porto dentro Trapani. […] In quel porto, ch’è porta importantissima d’ogni incrocio e scambio, d’ogni più vario mondo, d’ogni città di traffico e commercio d’infra e fuori Regno, del settentrione e del meridione, del levante e del ponente, d’ogni isola, costa o continente: di Cipro, Rodi, Candia, Malta e di Pantelleria, d’Amalfi, Procida, Livorno, Lucca, Pisa, Genoa e Milano, di Venezia e di Ragusa, di Barcellona, Malaga, Cadice, Minorca… Vascelli, brigantini, galeoni, feluche, palmotte, sciabecchi, polacche, fregate, corvette, tartane caricavano e scaricavano, nel traffico, nel chiasso, nell’allegria della banchina, le merci più disparate: sale per primo, e in magna quantitate, quindi tonno in barile, di quello rinomato di Formica, Favognana, Scopello e Bonagìa ….

Vincenzo Consolo, Retablo, Sellerio, Palermo 1987, pp.131-132

 

«Così allora, ripuntando la prora verso terra, passata l’isola della Colombara sulla manca, la distesa infinita di saline sulla dritta, a quadri cilestrini e rilucenti come lastre di cristallo, entrammo nel porto di quella città bianca, di marmore e di sale, di mura e bastioni, di torri e di molini, di cupole, di specole e pinnacoli, che al pari d’una palomba candidissima, dalle radici dell’Erice impennato lunga si stende librandosi sul mare».

Vincenzo Consolo, Retablo, Mondadori, Milano 1992, p. 126.

 

«La gran via barrica, la rua Grande, che dritta correa nel mezzo della cittate e finia da una parte alla porta Eustachia o sant’Alberto, dall’altra, sul levante, era chiusa, come fusse un velario, un fondo teatrale, dal bellissimo palazzo del Senato, fatto costruir dal Cavarretta, Balì di Santo Stefano, al mastro Pisano e all’architettore Palma, allo scultore Nolfo».

Vincenzo Consolo, Retablo, cit., p. 134.

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