Nei romanzi di Abbate ricorre il collezionismo di oggetti-simbolo della storia contemporanea, come per esempio i francobolli dell’Italia repubblicana o i copricapo militari in Teledurruti o la collezione di figurine in Oggi è un secolo o di schede telefoniche in La peste bis. Sebbene l’accumulo di oggetti nelle varie opere si carichi di diversi valori semantici, in tutti i romanzi l’esigenza primaria che sollecità il collezionista a una ostinata ricerca è il recupero memoriale degli eventi che hanno segnato la contemporaneità.
Il collezionismo di oggetti in Teledurruti
In Teledurruti il collezionismo si palesa nella raccolta di oggetti ad opera di Aldo Bologna, il protagonista, che si autodefinisce un pluricollezionista di francobolli, di copricapo militari, di modellini in plastica raffiguranti dei personaggi storici, come Giovanna D’Arco, Napoleone e Luigi XVI. La collezione altro non è che un recupero memoriale, come chiarisce Aldo, rivelando al lettore il ruolo salvifico dei collezionisti: “Si sappia che spesso si deve soltanto ai collezionisti la salvezza di una memoria.”
In particolare, in questo romanzo, il tema del collezionismo assume un significato ambivalente che oscilla fra utopia ed egoismo. Nell’opera, infatti, l’accumulo di una disparata varietà di oggetti del passato consente al collezionista di crearsi una “pagoda inviolabile,” un rifugio solitario e rasserenante che sancisce il volontario quanto utopico isolamento dalla realtà. Il significato egoistico, invece, trapela dal desiderio di Aldo di dare libero sfogo ai suoi trastulli attraverso il piacevole passatempo della collezione e sottraendosi così a ogni responsabilità sociale. La ricerca di oggetti diventa quindi sia momento di gaudio sia strategia salvifica per trascendere i retaggi sociali, le convenzioni e le frivolezze della quotidianità. Attraverso il collezionismo Aldo afferma quindi la sua neutralità ideologica, la sua incoercibilità alla logica tirannica del ‘sistema’.
Il collezionismo di schede telefoniche in La peste Bis
In questo romanzo, il fervido entusiasmo dei collezionisti palermitani per la raccolta di schede telefoniche è tale da diventare un pensiero ossessivo e da provocare l’oblio dell’epidemia. Marcello, infatti, il protagonista, descrivendo la quotidianità vissuta dai collezionisti, intenti ad acquistare e barattare le schede, pone l’accento sul significato evasivo insito nel reperimento di tali oggetti, che, sia pur per breve tempo, consente ‘un piacevole distacco’ dalle sofferenze della vita. La collezione, infatti, impegna i palermitani così intensamente nella ricerca di oggetti da suscitare la dimenticanza dei decessi familiari, sottraendoli così al tragico impatto con la realtà.
Il collezionismo di figurine in Oggi è un secolo
In quest’opera il collezionismo si declina nel reperimento di figurine per creare un album che illustri la storia contemporanea. Tale raccolta, spiegando con l’ausilio delle immagini le vicende del passato, assume l’aspetto di un ‘racconto figurato.’ Inoltre nel romanzo la collezione assurge a memorandum civile, come si comprende dalla figurina relativa alle stragi di Piazza Fontana o di Ustica, che hanno intorbidato la storia contemporanea. Nella fattispecie le illustrazioni figurative sono il simbolo civile delle vittime innocenti che vengono commemorate con una foto in loro memoria.
Il collezionismo di foto in Dopo l’estate
Qui il tema del collezionismo è suggerito dall’archivio di foto posseduto dal pittore Mario Schifano, che aggiorna la collezione conferendole un aspetto di archivio inesauribile. L’originalità di tale raccolta consiste nel ritocco delle figure impresse sulla carta, in modo da farle rivivere idealmente nell’attualità, come chiarisce il narratore, spiegando il procedimento artistico della “cosmesi” delle foto: “Schifano ritoccava le figure impresse sulla carta. Le rimetteva al mondo, il suo.”
Nell’opera il repertorio di foto raffiguranti personaggi tratti dalle fiabe e dalla storia, nasce con l’intento di rinnovare le immagini del passato, ritoccandole sulla base delle idee maturate a contatto con l’attualità. Così la collezione si rivela una forma di arte nell’arte poiché è un ibrido di pratica fotografica e pittorica rinviante inevitabilmente alla creatività insita nell’arte contemporanea, che manifesta la sua forza inventiva attraverso la mistura di vari linguaggi espressivi e codici estetici.
marzo 2008
