Gen 14

Finirà questa malia?

(di DONATELLA LA MONACA)

Lucido disicanto, tensione etica e tenuta inventiva alimentano l’ultima fatica letteraria di Michele Perriera Finirà questa malìa?, romanzo edito da Sellerio nel 2004. Al cuore di una Palermo un tempo “felicissima”, oggi robotica e disumanizzante “Città di vetro”, il Male sembra essersi infiltrato in ogni più sottile venatura del vivere sociale.

Corruzione, ipocrisia, subdola narcosi delle coscienze si elevano a norma ed una misteriosa quanto potente enclave di “schiacciatori di teste” semina morte e distruzione tra chiunque si ribelli al sistematico annientamento. Ersilia, giovane donna, già duramente violata negli affetti più cari, rimane l’unica di uno sparuto drappello di poliziotti, non ancora fagocitati dalle spire della seduzione mercenaria, ad ergersi, pur con tutta la sua fragilità, ad interlocutrice militante dinanzi a questo ‘avveniristico’ male di vivere.

Allo spiegamento imponente di un arsenale tecnologico sofisticatissimo, di microspie zoomorfe, di ordigni cibernetici lei oppone le armi bianche della tenacia, della resistenza morale di chi ha attraversato il dolore, lo sconforto e la voglia di fuggire. Ma soprattutto Ersilia non smette di interrogarsi sul senso del proprio esistere, sulla degenerazione del mondo, rimane sulla trincea della propria coscienza ad opporre alla morte un’inesausta tensione a capire.

Finirà questa malia? Questo interrogativo cruciale lega idealmente in un drammatico filo rosso tutti i soliloqui interiori di Ersilia che si intarsiano nell’orditura dell’intreccio narrativo come un voluto controcanto.

Un romanzo lirico scorre dentro il romanzo narrato: la disamina sociale impietosa affidata alle figurazioni allegoriche della trama ‘fantanoir’, sapientemente giocata su soluzioni onirico – visionarie, viene costantemente interpolata dall’andamento trenodico della ‘voce’ interiore, il “diario di Ersilia”.

L’anima del romanzo risiede proprio in questa tensione dialettica: alla determinazione spietata di chi “massacra i cervelli” fa eco la non pacificata ma indomita riscossione delle coscienze. Ed è la ‘voce’ dell’autore che oscilla tra Ersilia personaggio, spettatrice di una deriva inarrestabile ed Ersilia diarista, militante della difesa ideale. L’ambivalenza interlocutoria del suo pensiero si rifrange tra le pagine dolciamare sulle contraddizioni antropologiche del popolo palermitano e la denuncia uncinata di secoli di inveterato malaffare, per coagularsi infine nella spinta alla ‘veglia’ intellettuale, all’azione demistificante della scrittura:

Non smetto di supporre che il mito della leggerezza, oggi di moda, abbia qualcosa a che fare con la viltà. E però mi domando: la viltà è davvero una colpa? Il coraggio non è sempre caotico? E’ forse il caso di rinunciare a tutti quegli ideali che rendono inferma la vita e la preparano a soccombere una volta per tutte alla grandezza del Male? Forse accettare la desolazione sarebbe una giusta conclusione. E intanto ridere, quanto più si può. Eppure questi due modi di fuggire l’impatto col futuro, io li chiamo vergogna; non smetto di indagarne le malizie e voglio che siano arrestate. Lo so, l’innocenza è sempre più impensabile. E tuttavia io bracco la colpa come se fosse possibile dimenticarne la potenza. D’accordo, forse non resta niente; e quello che sto scrivendo è solo un freddo esercizio di stile. Ma se vivo, finchè vivo, voglio giocare ad occhi aperti la mia partita. Essere testimone attiva della gentilezza e della sua sconfitta. Voglio morire, sebbene stremata, fra le braccia di un sogno.

gennaio 2006

Michele Perriera, Finirà questa malìa?,Sellerio 2004.

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